Roma 13 maggio 1981. Quel giorno ero a Roma. Ero studente di teologia alla Propaganda Fide. Quel giorno era un mercoledi, giorno delle udienze papali, sono andatto al Goethe Institut sulla via del Corso, vicino alla Piazza Venezia. Dopo il corso di tedesco che seguivo ogni mercoledi e giovedi dalle 15 alle 16, quello giorno, cercavo di ritornare al Collegio Urbano. Dovevo prendere il bus 64 o 62. Il traffico era bloccato. Niente si muoveva. Il 64 è arrivato, pero non si poteva muovere. Allora ho' deciso di caminare fino al Largo Argentina. Sentivo che qualcosa andava male ma non potevo dire niente di preciso. E' là in un neggozio o un tabacchaio ho incontrato il condiscepolo del collegio, Chenouda, un'egiziano che finiva la teologia quell'anno. E' lui che mi ha spiegato quello che succedeva: "Hanno sparato il papa!" Dopo un tempo di silenzio ho visto che tutta la gente accanto a me seguiva l'evento alla televisione. Come non avevamo un'altra scelta per ritornare al collegio, abbiamo caminato dal Largo Argentina fino al Collegio Urbano sul Gianicolo.
Tutto era cosi triste quella sera. C'era anche una sfortunata parola da parte di una suora del Salvador che stava al Foyer Paolo VI. Per lei, l'uomo che aveva attentato alla vita del Santo Padre Giovani Paolo Secondo era un Africano. Era alla piazza quando era accaduto l'incidente. Mi ricordo ancora come tutti gli Africani presenti l'avevano minacciata.
Padre Natale Fumagalli, il nostro rettore, ci aveva allora invitato ad una vigilia di preghiere per la salute del Papa. Me lo ricordo ventinove anni dope come se fosse ieri.
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